Recensione
Versione testata: PC, Special Edition
Pubblicato: 27/02/2025
Premessa
A poco più di un anno dal precedente capitolo, la LucasArts pubblica un sequel dell’oramai iconica saga di Monkey Island. Ron Gilbert pensava ad un sequel del primo capitolo già quando lavorava a The Secret of Monkey Island (1990), in quanto la sua idea originaria era di sviluppare una trilogia. Con questo secondo capitolo, Monkey Island 2: LeChuck’s Revenge (1991), lo studio supera se stesso, realizzando una delle migliori avventure grafiche degli anni 90 ed ennesimo capolavoro della casa editrice.
Comparto narrativo
Il racconto di Guybrush
La storia di Monkey Island 2: LeChuck’s Revenge si apre in medias res con Guybrush Threepwood, ora più esperto e navigato, appeso a una corda insieme a un forziere. Elaine, accorsa in suo aiuto, gli chiede come sia finito in quella situazione, innescando così il racconto dell’intera avventura. L’obiettivo di Guybrush è trovare il leggendario tesoro di “Big Whoop”, di cui tutti ignorano ubicazione e natura. A ostacolare i suoi piani è ancora una volta l’immancabile nemesi, LeChuck, pronto a intralciarlo in ogni modo.
Personaggi e umorismo
La narrazione, rispetto al primo capitolo, risulta più corposa e articolata, pur conservando un tono leggero e scanzonato. Vecchie conoscenze fanno il loro ritorno e si aggiungono numerosi volti nuovi, ampliando il ventaglio di personaggi e rendendo il mondo di gioco più vivo e variegato. Ognuno di loro è caratterizzato con cura, al punto che la storia beneficia di una comicità più frequente e meglio distribuita. L’umorismo, infatti, si esprime attraverso interazioni e dialoghi che coinvolgono non soltanto Guybrush, ma anche una moltitudine di comprimari capaci di regalare momenti divertenti e imprevedibili.
Elemento portante del gioco, la comicità raggiunge qui nuove vette grazie a situazioni che osano di più, senza però mai scadere nel ridicolo o nel demenziale. I dialoghi sono più brillanti, con frequenti rotture della quarta parete che strizzano l’occhio al giocatore e ne aumentano il coinvolgimento. L’equilibrio tra comicità e narrazione appare ben congegnato, valorizzando ogni scena senza comprometterne la fluidità o l’impatto.
Un mondo più ampio e dettagliato
Le ambientazioni di Monkey Island 2 si fanno molto più ricche e suggestive. Grazie alla tecnologia VGA a 256 colori dell’epoca, i luoghi offrono un livello di dettaglio superiore, oltre a essere più numerosi e diversificati. Isole, città e grotte si presentano con atmosfere distinte e ben definite, donando alla storia un senso di avventura e scoperta ancora più marcato rispetto al capitolo precedente.
Gameplay
Schermata e interfaccia
Come nel primo capitolo, lo schermo di gioco è suddiviso in due aree: quella superiore, dove si muove Guybrush e si svolgono tutte le interazioni con l’ambiente, e quella inferiore, che presenta i nove comandi (o verbi) disponibili, l’inventario e le possibili scelte di dialogo. Per compiere un’azione, basta selezionare il comando desiderato con il puntatore e poi cliccare sull’oggetto o il personaggio interessato. Se non si preme alcun verbo prima di puntare un elemento, il gioco suggerisce automaticamente l’azione più “comune”, senza però fornire vere e proprie soluzioni per gli enigmi.
Inventario ed enigmi
L’inventario si trova di fianco alla lista dei verbi, mostrando icone di tutti gli oggetti raccolti. Interagendo con i comandi, è possibile usare o combinare questi elementi per superare gli ostacoli. Gli enigmi sono ancor più numerosi rispetto al passato e ne conservano il tono ironico: richiedono una certa dose di pensiero laterale, ma raramente risultano eccessivamente complessi. A volte possono emergere ambiguità legate a giochi di parole inglesi o indizi poco chiari, che potrebbero generare backtracking e momenti di try and error. Tuttavia, non si corre mai il rischio di trovarsi in un vicolo cieco irreversibile o di morire, caratteristica che permette di sperimentare senza timore e di godersi le diverse opzioni di dialogo per scoprire gag comiche o elementi di lore aggiuntivi.
Libertà di esplorazione
Un notevole passo avanti rispetto al primo capitolo è la possibilità di esplorare liberamente almeno tre isole diverse, ognuna con la propria atmosfera e i propri ambienti. Questa maggiore varietà consente di vivere un’avventura più dinamica, con molteplici scenari da visitare e personaggi da incontrare, arricchendo l’esperienza di gioco e mantenendo alta la curiosità del giocatore.
Comparto tecnico
L’evoluzione dello SCUMM
Monkey Island 2 fa nuovamente uso dell’engine SCUMM, che permette di gestire tutte le azioni mediante il semplice clic del mouse. Grazie alla combinazione di verbi, oggetti e personaggi, viene superato il vecchio sistema di inserimento testuale delle azioni, eliminando il rischio di errori di battitura o di comandi sbagliati e rendendo il gioco molto più fluido e accessibile.
Dettagli e animazioni migliori
Pur non discostandosi radicalmente dal primo capitolo, il comparto visivo appare visibilmente più ricco e dettagliato, merito di una palette cromatica più vasta e di animazioni più frequenti e raffinate. In particolare, lo sprite di Guybrush – come quelli degli altri personaggi – si adatta alla prospettiva simulando la profondità di campo attraverso un ridimensionamento progressivo, una scelta che aggiunge varietà e vivacità alle scene.
La musica dinamica di iMUSE
La colonna sonora composta da Michael Land riprende i ritmi e le sonorità pirate reggae del primo capitolo, arricchendole con elementi tipici del genere calypso. La grande novità è il motore audio adattivo iMUSE, introdotto per la prima volta proprio in Monkey Island 2. Grazie a questo sistema, le musiche si adattano in tempo reale all’azione di gioco o al semplice cambio di area, conferendo un senso di continuità e di progressione, quasi come fosse un’unica traccia, che rende l’esperienza particolarmente immersiva.
L’implementazione di iMUSE ha contribuito a un netto incremento di tracce e di effetti sonori, al costo di un numero maggiore di floppy disk necessari per contenere il gioco. Resta assente, come nel capitolo precedente, il doppiaggio dei personaggi.
• Standard
Gioco base;
• Special Edition
Gioco base, Remake dell’originale;
• L’interpretazione dell’interpretazione
Quali conclusioni è possibile trarre se si cerca di dare una determinata interpretazione all’interpretazione del protagonista di Monkey Island? Un gioco di parole che nasconde però un analisi sul background di tutta la narrazione della saga, così come dei personaggi e delle ambientazioni.
Ultimi articoli
Monkey Island 2: LeChuck’s Revenge compie la non semplice impresa di superare un primo capitolo già memorabile. Migliora ogni aspetto dell’esperienza originale, arricchendola con nuovi contenuti e mantenendo un perfetto equilibrio tra umorismo, narrazione, personaggi e gameplay. Pur presentando qualche lieve difetto – come un paio di enigmi poco chiari per ragioni discutibili e un comparto grafico non troppo differente dal predecessore – nessuno di questi elementi intacca l’armonia generale che rende il gioco un autentico gioiello, sostenuto da un comparto tecnico curato e all’avanguardia per l’epoca.
Considero Monkey Island 2: LeChuck’s Revenge un seguito che sa evolvere il primo capitolo senza tradirne lo spirito originale. Mi è piaciuto soprattutto il modo in cui la narrazione si è arricchita: i personaggi aumentano di numero e sfumature, rendendo l’umorismo di Guybrush ancora più efficace. Personalmente, continuo a non essere del tutto convinto da Elaine, che rimane un po’ in ombra e non mi ha fatto provare la stessa empatia di altri comprimari. Per quanto riguarda l’atmosfera, è bello vedere l’espansione delle location e il loro incremento di dettagli, anche se non mi ha colpito tanto quanto il fascino iniziale di Melee Island. Ho apprezzato invece il livello generale degli enigmi, che mi ha coinvolto in situazioni ironiche e talvolta geniali; certo, qualche passaggio può sembrare un po’ troppo astruso, soprattutto per chi non ama troppo sperimentare. Tecnicamente poi possiede una marcia in più. Credo che, su ogni fronte, Monkey Island 2 sia una versione migliorata e ampliata del suo predecessore. Per me è un’esperienza almeno altrettanto memorabile, se non addirittura superiore, senza mai perdere il tipico fascino che contraddistingue l’intera saga.