
Tales of Monkey Island
Tales of Monkey Island
Recensione
Versione testata: PC, Standard Edition
Pubblicato: 03/03/2025
Premessa
Sviluppato e rilasciato nel 2009 da Telltale Games in collaborazione con LucasArts, questo quinto capitolo della saga (in forma episodica) nasce per una rinnovato interesse della LucasArts per il genere Adventure e dalla volontà del team di Telltale Games di sviluppare un nuovo capitolo della saga. A dirigere il progetto vi è Dave Grossman, già collaboratore per i primi due capitoli della serie. Tornano anche altri nomi legati alla saga come il compositore Michael Land o l’ideatore del franchise Ron Gilbert (non direttamente coinvolto nel progetto).
Comparto narrativo
Un imprevisto che scatena il caos
Durante l’ennesimo tentativo di salvare Elaine dalle grinfie di LeChuck, Guybrush Threepwood commette un grave errore: colpire il pirata non-morto con una lama mal incantata. L’effetto sortito è ben lontano dal previsto: LeChuck torna in vita come un normale essere umano, e nel contempo si diffonde una terribile maledizione voodoo in tutto il golfo di Melange, trasformando lentamente ogni pirata, persino il più posato, in un furioso e incontrollabile demonio dei mari. Per scongiurare una rovina totale, Guybrush deve trovare la leggendaria “Esponja Grande”, un manufatto voodoo capace di assorbire la maledizione e salvare così Elaine e l’intero mondo dei pirati.
Struttara episodica
Tales of Monkey Island adotta una struttura a episodi che consente di sviluppare la storia e i personaggi in modo approfondito, senza però dilatare eccessivamente i tempi di gioco. Questo approccio rende l’avventura più audace rispetto ai titoli precedenti, introducendo momenti inaspettati di forte intensità e situazioni dal tono insolitamente drammatico per la serie.
La sceneggiatura, ricca di colpi di scena e carica di suspense, abbandona in parte la semplicità delle prime produzioni per offrire un intreccio più complesso e coinvolgente. L’umorismo, da sempre una cifra distintiva della saga, qui si intreccia sapientemente con la narrazione, costruendo in parallelo una trama curata e dettagliata.
Personaggi dialoghi
Gran parte della comicità e dell’appeal del gioco deriva dal cast: ai protagonisti storici si uniscono numerosi personaggi inediti, tutti dotati di personalità marcate e ben integrate nella trama. Guybrush, in particolare, mostra una maturazione notevole, sfoggiando un’ironia più sottile e moderna. Anche il resto dei comprimari, principali e secondari, ottiene uno spazio sufficiente per esprimersi, rendendo il mondo di Tales of Monkey Island vario e animato.
I dialoghi, curati e brillanti, rappresentano uno dei punti di forza del racconto, sostenendo sia l’elemento comico sia i momenti dal taglio più oscuro e drammatico. L’alternanza tra queste due anime del gioco risulta ben calibrata, conferendo alla storia un respiro narrativo notevole. Anche le diverse ambientazioni – in genere piuttosto dettagliate e coerenti con le sfumature emotive della trama – contribuiscono a rendere ogni episodio unico, passando con naturalezza da contesti leggeri a scenari più cupi.
Gameplay
Controlli e interfaccia semplificata
In Tales of Monkey Island, il ritorno al punta e clicca introduce alcuni cambiamenti. Per interagire con elementi dello scenario e personaggi basta un singolo clic, permettendo lo svolgimento dell’unica azione disponibile, abbandonando i classici verbi dei primi capitoli. L’inventario si trova a destra dello schermo, in un piccolo riquadro che mostra gli oggetti raccolti e consente di combinarli o utilizzarli con un clic.
Enigmi tra tradizione e novità
Gli enigmi mantengono lo spirito umoristico tipico della serie, ma risultano inizialmente meno impegnativi. Proseguendo nell’avventura, la complessità aumenta, seppur senza raggiungere livelli davvero ostici. Molte soluzioni omaggiano i capitoli precedenti, mentre altre offrono spunti originali di buona fattura. Come da tradizione, non esiste il rischio di perdere la partita o incappare in situazioni senza uscita, e gli aiuti possono essere regolati dal menu a seconda delle preferenze del giocatore.
Dialoghi e libertà di esplorazione
I dialoghi a scelta multipla conservano principalmente una funzione umoristica, regalando momenti divertenti senza influire in modo sostanziale sulla vicenda. La possibilità di spostarsi liberamente tra le varie mappe di gioco, tipica della saga, resta intatta, rendendo semplice esplorare le location e sperimentare con gli oggetti raccolti.
Comparto tecnico
Un nuovo motore per un taglio più cinematografico
Con Tales of Monkey Island, la serie abbandona i classici motori LucasArts (SCUMM e GrimE) per adottare il “Telltale Tool”, sviluppato internamente dal team Telltale Games. Questa scelta si riflette in una regia più dinamica, soprattutto nelle cutscene, donando al gioco un’impronta più cinematografica di quanto visto in passato.
Stile e tecnica
La direzione artistica torna a un aspetto cartoonesco, ma evita un’eccessiva caricatura grazie a personaggi e ambienti tridimensionali dai contorni morbidi e dettagli sfumati. Il risultato è un buon equilibrio tra la tradizione visiva della serie e la modernità del 3D, con animazioni fluide – comprese quelle facciali – che rendono credibili e divertenti le interazioni tra i personaggi.
Qualche texture in bassa definizione e alcune difficoltà nella gestione della telecamera durante i cambi d’inquadratura, unite a bug rari ma presenti, rappresentano piccoli nei in un comparto grafico nel complesso gradevole.
Colonna sonora e doppiaggio
Il sonoro brilla grazie al talento di Michael Land, autore di una soundtrack che combina brani storici della serie, rielaborazioni ed elementi nuovi. Le musiche spaziano dal tono gioioso a quello più epico o drammatico, adattandosi perfettamente alle diverse sfumature narrative del gioco. Non è prevista una localizzazione in italiano, ma il doppiaggio inglese è di ottimo livello, con le voci familiari di Dominic Armato, Alexandra Boyd e Earl Boen nei ruoli di Guybrush, Elaine e LeChuck.
• Standard
Episodio 1, episodio 2, episodio 3, episodio 4, episodio 5;
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Tales of Monkey Island rappresenta un sentito omaggio a una saga che ha segnato la storia delle avventure punta e clicca. Il suo più grande pregio – l’attenzione quasi devota verso i capitoli precedenti – diventa però anche il limite più evidente, poiché la volontà di richiamare le vecchie glorie si traduce spesso in scene ed enigmi dal sapore di déjà vu. La trama, solida e ricca di momenti efficaci, si accompagna a personaggi brillanti e a un tono generale che, pur ritrovando l’essenza di Monkey Island, avrebbe potuto osare di più nel proporre contenuti realmente inediti. Anche il gameplay, per quanto fruibile, risulta piuttosto semplificato e alterna enigmi validi ad altri fin troppo familiari. Resta, in definitiva, un tributo realizzato con grande affetto, che trova un anima propria tuttavia troppo ancorata al passato, riportando su schermo il fascino della saga ma che, allo stesso tempo, fatica a trovare un’identità completamente nuova.
Ho iniziato Tales of Monkey Island con aspettative molto basse, e invece mi ha colto di sorpresa: l’ho trovato un capitolo incredibilmente coinvolgente e, sotto certi aspetti, persino il migliore della saga. La semplicità delle meccaniche di gioco non mi ha infastidito più di tanto, perché la storia è così ben orchestrata da tenere alto il mio interesse dall’inizio alla fine. Personaggi vecchi e nuovi si muovono su un palcoscenico ricco di colpi di scena, mentre l’umorismo ha ritrovato la sua vena più genuina e matura. Guybrush, in particolare, mi è sembrato crescere molto come protagonista: sempre goffo e buffo, ma con un’arguzia diversa, capace di passare con disinvoltura da battute ironiche a momenti più drammatici senza risultare mai fuori posto. Alcuni enigmi si rivelano poco originali o troppo semplici, e il sistema di movimento mi ha fatto storcere il naso più volte; tuttavia, la forza della narrazione e dei dialoghi, sostenuta da un doppiaggio impeccabile ed uno stile grafico apprezzatissimo, rende queste sbavature quasi irrilevanti. Le ambientazioni, pur piacevoli, non mi hanno lasciato grandi ricordi, e lo stesso vale per le tracce musicali: piacevoli, ma non così memorabili come in passato. Nonostante questo, Tales of Monkey Island mi ha divertito e convinto almeno quanto i primi capitoli, soprattutto grazie alla sua capacità di adattarsi a un pubblico cresciuto con la saga, regalando un umorismo più maturo senza rinunciare a quella vena di follia che fa parte del DNA di Monkey Island.