Cover The Secret of Monkey Island

The Secret of Monkey Island

15 Ottobre 1990
Genere
Sottogenere
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Sviluppatore
Editore
Franchise

The Secret of Monkey Island

15 Ottobre 1990
Cover The Secret of Monkey Island
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Sviluppatore

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Franchise

Recensione

Versione testata: PC, Special Edition
Pubblicato: 24/02/2025
Premessa

Nato per andare in controtendenza agli standard che il genere Avventura aveva creato fin dal 1976, Ron Gilbert per Lucasfilm Games (poi rinominata Lucas Arts), crea quella che è una pietra miliare del genere e dell’industria in toto, andando a influenzare inevitabilmente tutte le produzioni a venire, trasformando il nome Monkey Island in un cult e consacrando definitivamente la Lucas Arts.

Comparto narrativo

L’inizio dell’avventura

In un’epoca piratesca non ben definita, un giovane sognatore di nome Guybrush Threepwood approda a Mêlée Island con un unico desiderio: diventare un temibile pirata. Per realizzare il suo sogno, deve affrontare tre prove che lo condurranno fino alla misteriosa Monkey Island. Lungo il cammino, Guybrush incontra l’amore della sua vita Elaine Marley, la governatrice dell’isola, e scopre di non essere l’unico ad aver posato gli occhi su di lei: il fantasma pirata LeChuck, suo acerrimo nemico, è infatti anch’egli innamorato di Elaine.

Umorismo e leggerezza

La storia, per quanto semplice, si distingue per il suo spirito leggero e ironico. È proprio l’umorismo la chiave dell’opera: dialoghi intrisi di battute, personaggi sopra le righe e situazioni demenziali animano ogni istante dell’avventura di Guybrush. Nessuno si prende mai troppo sul serio, e l’effetto comico non è mai spinto all’eccesso, sfiorando a volte la rottura della quarta parete. I personaggi di contorno, pur divertenti e bizzarri, ruotano intorno alla comicità del protagonista, vera “star” delle disavventure piratesche.

Ambientazione riuscita

Le isole che fanno da sfondo a The Secret of Monkey Island trasudano un fascino squisitamente piratesco e misterioso: taverne buie, porti malfamati e covi di pirati danno vita a un mondo in cui l’avventura si mescola alla comicità. Sebbene non si possa parlare di una grande varietà di stili e ambienti, i luoghi principali risultano evocativi e sufficientemente dettagliati da trasmettere un’autentica atmosfera piratesca, in cui ogni scorcio e ogni oggetto sembrano invitare a una nuova trovata o a una battuta surreale.

Gameplay

Interfaccia e struttura di gioco

The Secret of Monkey Island presenta un’interfaccia suddivisa in due aree principali: nella parte superiore dello schermo si svolge l’azione vera e propria, con personaggi e ambientazioni, mentre in basso si trovano i comandi, l’inventario e, quando occorre, le opzioni di risposta nei dialoghi. Questa impostazione, tipica delle avventure grafiche dell’epoca, permette di gestire in modo chiaro e intuitivo sia l’interazione con il mondo di gioco sia la scelta di azioni da compiere.

Comandi e interazioni

Il titolo mette a disposizione una dozzina di verbi (ridotti a nove nelle versioni più recenti) utili a interagire con l’ambiente e i personaggi: è sufficiente selezionare un comando e poi cliccare con il puntatore sul bersaglio desiderato. Il gioco, inoltre, riconosce l’azione più comune o logica se si punta un oggetto o una persona senza aver prima scelto un verbo specifico (ad esempio “Apri” davanti a una porta), pur non fornendo mai soluzioni agli enigmi.

Accanto all’elenco dei comandi, si trova l’inventario, che nelle versioni su CD presenta icone per gli oggetti raccolti, mentre nelle edizioni su floppy li elenca soltanto come testo. Tali oggetti possono essere usati o combinati per risolvere i vari puzzle, veri protagonisti del gameplay, assieme alla fase esplorativa.

Enigmi e ricerca di indizi

Essendo un’opera fortemente umoristica, anche gli enigmi rispecchiano questo spirito leggero, rivelandosi dilettevoli e non eccessivamente complessi. I suggerimenti per la loro risoluzione si trovano nell’ambiente, nei dialoghi o nella trama stessa. In rari casi, possono emergere giochi di parole intraducibili o riferimenti culturali prettamente anglofoni, che rendono alcuni passaggi più criptici per chi non è madrelingua. Questo può portare a momenti di stallo, risolvibili spesso provando varie combinazioni tra oggetti e comandi o riesaminando i luoghi in cerca di dettagli sfuggiti.

Nessun Game Over

Uno degli elementi più innovativi di The Secret of Monkey Island risiede nell’impossibilità di morire o di incappare in “dead-end” – situazioni in cui non si può più progredire nella storia. Ne consegue un’esperienza decisamente più rilassante rispetto ad altre avventure grafiche dell’epoca, poiché il giocatore non rischia di dover ripetere lunghi segmenti di gioco a causa di errori o scelte sbagliate.

Dialoghi

I dialoghi costituiscono una parte consistente dell’avventura e, sebbene non incidano sui finali o sulla risoluzione degli enigmi, servono a rendere l’atmosfera ancora più ironica. L’unica eccezione è rappresentata dagli iconici “duelli d’insulti”: durante queste sfide, il giocatore deve selezionare la risposta corretta per controbattere agli insulti degli avversari, trasformando il semplice sistema di dialogo in un vero e proprio enigma. Per spostarsi rapidamente tra le varie aree di un’isola, invece, basta uscire dall’area corrente e accedere alla relativa mappa, selezionando il luogo di destinazione successivo.

Comparto tecnico

Il motore SCUMM

The Secret of Monkey Island utilizza l’engine SCUMM, sviluppato originariamente per Maniac Mansion. Questa tecnologia ha rivoluzionato le avventure grafiche dell’epoca, consentendo di superare la frustrazione legata all’inserimento manuale dei comandi. Grazie al sistema “punta e clicca”, infatti, è sufficiente selezionare con il mouse un verbo e un oggetto o personaggio, eliminando così il rischio di errori di battitura.

Alcune peculiarità tecniche

Un altro elemento all’avanguardia per il 1990 è la resa in tempo reale della prospettiva: allontanandosi dallo schermo, il personaggio di Guybrush diminuisce gradualmente di dimensioni, simulando la profondità degli ambienti di gioco in modo più naturale rispetto ai precedenti escamotage basati su cambi d’inquadratura. Le animazioni, pur buone per l’epoca, non brillano in termini di varietà, ma riescono comunque a dare vita ai personaggi e alle situazioni comiche che caratterizzano l’avventura.

Dal punto di vista puramente tecnico, il comparto grafico non era il più avanzato di quegli anni. Ciononostante, The Secret of Monkey Island si distingue per la cura nella costruzione delle ambientazioni, contraddistinte da un sapore piratesco e uno stile stilizzato che ha contribuito a renderle iconiche. Le scelte di game design e le soluzioni artistiche adottate rendono il gioco uno dei prodotti più affascinanti del periodo.

Colonna sonora

Le musiche composte da Michael Land, con forti richiami al reggae e alle sonorità caraibiche, rappresentano un tratto distintivo del gioco: si sposano perfettamente con le atmosfere scanzonate e piratesche di Monkey Island. È vero, però, che alcune sezioni risultano prive di qualsiasi accompagnamento musicale, e la varietà degli effetti sonori è piuttosto limitata; ciò può creare momenti di vuoto sonoro, dove né musica né effetti accompagnano l’azione. Da segnalare, infine, l’assenza del doppiaggio, una scelta tipica dell’epoca che, in questo caso, lascia spazio ai testi a schermo e alle interpretazioni personali del giocatore.

• Standard
Gioco base;

• Special Edition
Gioco base, Remake dell’originale;

La necessità di rinnovare
Gli Adventure si stavano ormai saturando di meccaniche ed idee di design stantie e ripetitive. É allora che Ron Gilbert decise iniziare a rivoluzionare il genere, iniziando con Maniac Mansion per poi partorire The Secret of Monkey Island, che sfidava tutti gli Adventure del tempo opponendosici in ogni aspetto.

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Conclusione

The Secret of Monkey Island ha segnato una svolta fondamentale per il genere e, in un certo senso, per l’intera industria videoludica. Ha dimostrato che un’avventura grafica non deve per forza essere complicata o articolata: l’humor e la leggerezza che permeano la storia sono emblematici, fanno sì che il giocatore si goda il viaggio più che affrontarlo. Guybrush Threepwood è un “anti-eroe” carismatico, circondato da comprimari memorabili e situazioni dal taglio comico, mentre la colonna sonora, firmata da Michael Land, accompagna perfettamente le atmosfere piratesche del gioco. Alcuni enigmi sono veri e propri piccoli gioielli di design, e le scelte innovative in termini di gameplay hanno aperto la strada alle avventure grafiche moderne. Pur con qualche difetto tecnico e alcune lacune audio, l’opera resta un simbolo assoluto del genere, un classico capace di divertire e coinvolgere anche a distanza di decenni dalla sua prima uscita.

Nonostante i suoi anni, The Secret of Monkey Island mantiene ancora oggi un fascino incredibile. L’impianto di gioco, per quanto datato, non mi è mai sembrato pesante o macchinoso: mi sono abituato in fretta al sistema SCUMM, che ho trovato intuitivo, pur con qualche forzatura legata alla scelta di verbi che a volte non rispecchiavano azioni più logiche. L’atmosfera complessiva e il tono scanzonato sono stati una piacevole sorpresa, e raramente ho avvertito le gag come esagerate o fuori luogo. Sul versante narrativo ho apprezzato quasi tutti i personaggi, anche quelli che appaiono per pochissimo tempo, mentre ho trovato Elaine un po’ sacrificata. Penso avrebbe meritato una caratterizzazione più incisiva, specie se paragonata ad altre figure che, pur più marginali, mi sono parse memorabili. A livello di ambientazione, Mêlée Island mi ha entusiasmato per i suoi colori e la sua vena misteriosa, mentre Monkey Island in sé non ha avuto lo stesso impatto visivo o emozionale. Gli enigmi, che ho trovato spesso geniali e coerenti con la comicità del titolo, soffrono a volte di poca chiarezza, portando a tentare soluzioni un po’ a caso (mi è rimasto particolarmente impresso il puzzle del gabbiano). Anche il backtracking richiesto da certe situazioni risulta talvolta più noioso che effettivamente sfidante. Al netto di queste piccole pecche, però, mi sono davvero divertito e ho trovato nell’ambientazione e nella splendida colonna sonora una combinazione irresistibile.

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